Che strano darti un nome, come fossi una figlia…Una gravidanza che dura da 23 anni, con “parti” multipli – interventi chirurgici ripetuti – per portarti fuori e lasciare il mio ventre libero. E cure ormonali che fanno diventare molli nel corpo e nell’animo, e dolori, tanti, talora insopportabili. Da poco qualcuno ha iniziato a capire che sei una malattia invalidante, ma chi ti conosce, lo sapeva da tempo. Ricordo ancora la prima volta che mi parlarono di te come “nodi cioccolato”, dando l’illusione che fossi simpatica! Sei, invece, aggressiva, insensibile, prepotente, vendicativa… mi hai portato via alcune cose tra cui il sogno di un figlio e la sicurezza di provare piacere nella sessualità. Con te come terza incomoda, il sesso è una slot machine. E mi fai paura… perché cresci in modo subdolo, non si sa mai dove potresti moltiplicarti e infiltrarti, cosa ti inventerai per sciupare gli attimi. Sei una malattia cronica che fa stare connessi al presente, che fa godere di momenti in cui ti assopisci e imparare a rispettare ogni occasione in cui il dolore è assente. Sebbene io abbia scelto di farti dormire, con una sorta di menopausa forzata, riesci ancora a pulsare, pungere, picchiare, quando ti sembra che io ti abbia dimenticata. È proprio vero, sei come una figlia che chiede attenzione. E dando attenzione a te… be, ho imparato a darne a me.
Questo è il dettaglio per cui ti ringrazio. E perché mi hai mostrato, con la tua prepotenza e le invasioni sprezzanti, come non voglio essere.
Femmina, 39
Endometriosi